mercoledì 16 settembre 2009

POESIA DEL GIORNO 2


VIAGGIO AL PORTO


I


Un muro, una selva di città.

Il rifiuto d'ogni uomo plausibile

che sbarri la via ad una rivolta

per sempre al contrario delle cose.

Banchine assaltate in profondo,

lontananz non è splendore

se l'ultima nave non si aspetta,

se altro ancora salperà domani.

La gloria che arride di continuo:

una sarabanda di pietà

tutta urlante alla mossa che risolve

e il giustiziere che ci fulminerà -

con una spada d'aria, in silenzio.


II


E' un teatro la via tra imbonitori,

cupi strilloni dalla faccia amara,

e la gioia ora appare d'improvviso

in un volto scolpito nel clamore.

Corre il cuore al riposo, all'abbandono,

vola all'imo dove è sangue e ferita,

al caldo seno della città materna,

vuole perdersi in quel guizzo d'amore.

Cerca strade di urla e di comete,

solo strade di mura e parietarie,

di dolore che ci invera, una terra

dove la strada è tutto. E il sole

che dentro portate sarà il solco

dove, senza infrangersi, rifiorirà,

troppo a lungo lontana, la vita.


III


Ma il dolore mi coglie di soppiatto,

e dice che ogni cosa sarà vera,

che al rondone ridonerà il suo nome

l'uomo nuovo dalla melma rinato.

Un volto metà ombra e metà sole

è ancora un volto intero, e più non so

se l'uomo a me sfuggente nella rada

sono io che muoio al tempo e al suo candore.

Qui di me si decide. Travalica

il selciato, si rialza sotto il passo,

si combatte nella pozza lucente

dove ognuno resta vinto senza orrore,

spariscono quartieri nell'arsura

di una sete che non ha fonte perenne.

Ma anch'io saprò risplendere e sparire,

essere senza essere, e di voi

senza più ali, senza più conoscere,

saprò dove discendre la strada

per rincontrarvi ancora.


STELVIO DI SPIGNO (Da "MATTINALE", Caramanica Editore, 2006, pagg. 104)

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