Massimiliano Aravecchia: appunti viaggiando con le
dita sospese
Massimiliano Aravecchia LA VALIGIA E IL NOME,
L’Arcolaio 2012
…Queste poesie si aprono con una
dichiarazione di umiltà: “sei presuntuoso, pensi/d’avere una tua storia stretta
in tasca sotto il sole a primavera,/ essere in mezzo agli altri il più
diverso”, p.13.
… Forse
questo è dovuto allo stato provvisorio di esule – ricordo la mia prima valigia,
la mia prima nebbia, in piazza Marinai d’Italia, nel 1985, a Milano -
…
Giovani che viaggiano per città d’Europa, non con quel sentimento di
annullamento che avevo io, ma con una resistenza maggiore, una propensione a
non farsi fottere, a vivere intensamente. O forse per un identico sogno, quello
stesso confondersi in una promessa di sogno: ” nella notte adolescente”.
… Leggiamo
citazioni letterarie nella vita, la vita che cita la letteratura, o viceversa.
E soprattutto la notte, l’ indistinta e fascinosa forma dell’andare per ombre.
…Il viaggio
fa scaturire improvvisi racconti: la storia cupa, la storia che emerge dalla
notte, una storia di adolescenza rediviva.
… Cameratismo
adolescenziale, veri proclami. Nei nostri tempi incredibilmente veloci si
accorcia il viaggio di Ulisse – che cosa potrebbe esplorare, oggi, di se
stesso, di noi, del mondo? – “Ulisse cammina lento, ignora che a volte si vive
solo per gravità”, p 33.
…Finisce il
viaggio nella vecchia Europa, dentro se stessi, per il vecchio che già
diventiamo; così si sente l’urgenza di una “geografia del ricordo”, per
ordinare tutti i cassetti, entrare nel secondo tempo della vita.
…Il viaggio
di Ulisse è, per Aravecchia, un vero viaggio ad Avignone, sotto la
pioggia. ” la pioggia ci sorprese appena fuori dal ventre ci
avvolse/odore di freni e notte d’autostazione: la prima/ immagine d’Avignone fu
una rinascita per acqua/ di noi inesperti”, p 36.
…Ma cosa
succede quando si ritorna?: il viaggio è sempre alle porte, ci portiamo dentro
l’istinto del cacciatore, prede e cacciatori, con il lievatano alle
porte…
…Il viaggio
è dentro la propria storia, le proprie radici, negli occhi, nei gesti degli
altri – nel tunnel di una stazione, adesso, mentre scrivo con le dita sospese
- nel ricordo delle persone che con le mani hanno saputo costruire un
mondo: “Giovanni fu Bonfiglio Gazzotti fu muratore e straniero/ ovunque”, p 49.
…E infine il
viaggio è nella nascita, negli occhi di tuo padre che ti ha presentato
per la prima volta al mondo.
Sebastiano Aglieco
***
a Manuel
quale vorace
notte di metà aprile ci portava
al filo di
una canzone pedalando e intorno
al turbine
che rinnova le vie s’aprivano e a noi
e questa
nostra cometa di ferro e manubrio lungo orbite
ciclabili se
ne andava, la prua fendendo i ghiacci invernali…
venga allora
la fine di questa infanzia: ma non potrà
rapire
quella ruota sui pollini dal nuovo giorno
p. 31
***
un vecchio
Ulisse attraversa il campo tagliandolo
in senso
contrario all’onda ed in spalla reca
il remo che
l’ha portato a riva mentre la primavera
genera
piante inutili in mezzo al grano ed un guscio di vento
scontorna
alla vista l’immobilità della terra. vedi?
l’erba si
chiude ai margini del suo passo
l’ombra del
ventilabro prolunga appena la sensazione di un movimento.
Ulisse
cammina lento, ignora che a volte si vive solo per gravità
p 33
***
a Milena N.
un vento
dall’oceano che non dà tregua, lo senti
a sparigliare
il conforto di questa mia
geografia
del ricordo e ricomporre un’altra lingua, a rinuncia
donare e
perdita un abito identico – è tempo, mi dici, è tempo!
ed io che ti
chiamavo per una storia di condoglianze
per
l’inattesa rovente esplosione della forsizia
a partita
già decisa lungo i muri delle case popolari…
p. 35
***
isole
Cassiteridi
I
la pioggia
ci sorprese appena fuori dal ventre ci avvolse
odore di
freni e notte d’autostazione: la prima
immagine
d’Avignone fu una rinascita per acqua
di noi
inesperiti, del vento che a sparigliare -
nemmeno il
respiro bastava alla corsa in hotel -
le nostre
vite, la forma dei sogni creando
inesplorati
mondi nel vortice nuovo dei nostri corpi
II
vedemmo
elementi intrecciarsi, il polmone marino
che dicono i
geografi limiti il mondo da nord
caos
primigenio che scherma il mondo di sopra dal nostro -
ma vento
colmava la vela delle lenzuola nel mattino
gli sguardi
s’inebriavano sopra al mare color del vino
voltandosi
altrove se mai la città sprofondava
nei visi
consumati, nell’abitudine dei mercanti…
III
così
imparammo a leggere tra le squame
del fiume
Oceano il segno della marea lungo i nostri corpi
a perdersi e
nuovamente scoprirsi per giorni
vasti come
millenni (ma svaporava
il sogno e
il relitto che avremmo veduto al Jardin des Vestiges
era forse
pretesto ad una nuova partenza, nient’altro
che cenni di
saluto lungo i moli del mattino)
p. 37
***
il vestibolo
del tempo
IV
Giovanni fu
Bonfiglio Gazzotti fu muratore e straniero
ovunque –
della sua casa non più di pietre
disperse
dopo l’incendio di Villanova, l’ultima lepre
indietro di
cento anni nella memoria, così lontana
che quasi ci
fugge innanzi, mostra la strada…
gentile o
nipote ricordati di Giovanni: non fu di libri la sua valigia
non fu
di poesia il suo tempo ma lui fu bello al pari di te
p. 49