GIUSEPPE PICCOLI (1949-1987)
Baci. Ma nell'aria c'è una
malattia dell'Essere: la chiami
noia per ripetermi e quindi
evadere ogni possibilità di offesa.
La chiamo "mondo" e, rinnovandomi,
c'è questa splendida facoltà di intesa.
*
Il figlio e il dio sono sospetti:
l'ateo del sentmento naturale
scopre errori di cifra: si confida
l'amico penitente, chiede un aureo consiglio.
Ma il viaggiatore conclusivo che l'asolta,
non l'attende, e si muta nell'anonima gente.
*
Separàti da un muro, l'idiota
e l'angelo scrivono lo stesso poema,
per venticinque anni, con grazia
di arguzie e senno squisitamente
demoniaco. E la stessa farfalla
entra ed esce, per ricapitolare
la storia dei suoi voli: ma quelle
folte rase sopracciglia dell'idiota...
e quel verso di gufo
che gli angeli atterrisce...
*
Perché la grazia sia verde,
e sia verde il contagio, avvicìnati:
io splamo di olio le tue mani.
E per andare lontano, più lungi,
sarò amante del dolore cristiano.
Da "Fratello poeta", edizione Mondadori dell'antologia Cucchi-Giovanardi, "Poeti italiani el Secondo Novecento", vol.II.
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