Tratto dal blog
NELL’OCCHIO DEL
PAVONE
ARTICOLO DI FRANCESCO FILIA
È tardi – è l’ora/ della cenere./ Origini e miserie/ disciolgono il bersaglio./ Assembrano/ elise
presenze.// E’ tempo/ di subire il tempo. La bella silloge d’esordio di
Gabriele Gabbia, La terra franata dei nomi (L’arcolaio,
2011) è un libro per frammenti, certo non una novità nel panorama
poetico -se poi la poesia debba essere novità e nuova questo è tutto da
discutere - ma qui il frammento non ha nulla di vago o di solamente lirico, ha
la forza e la valenza di una scheggia che vuole e spesso riesce a rimanere
conficcata nella sostanza dell’essere, nonostante l’immensa, l’immane frana
dell’esistenza e della parola che tende disperatamente di dirla. Il frammento è
la scheggia dell’io che prende parola e scopre il nulla che lo costituisce, la
frazione, la sottrazione che la coscienza di sé comporta di fronte alla
massiccia opacità dell’essere. E il viaggio destinale del dire poetico inizia
dalle viscere (il tema del corpo è uno dei luoghi centrali del libro), dall'albore
di ogni vita, dalle proprio ventre e da quello materno come indica la prima
sezione Diatribe dal ventre. L’esistenza si presenta sin dall’origine
-sconosciuta perché già da sempre prima di noi- come diatriba, lotta, polemos
(Dimora negli intestini/ la terra franata dei nomi.// Là, dove nessuno sa.//
Dove non c’è dove/ ogni cosa/ è radice d’abisso.// Là fiorì il tuo
nome.), ma anche come una dispersione, perché proviene da un dove in cui
non c’è dove, da un silenzio che ci precede e che può offrirsi come
intuizione o balbettio, mai come certezza salvifica. E qui si può cogliere
anche un segreto rapporto dell’autore con alcune esperienze fondamentali del
‘900 poetico, come Celan e soprattutto Mandel’stam, quasi riecheggiato in
un frammento in particolare ( Ho sempre guardato, guardato,/dal nulla da
cui vedo/ i corpi della soglia, laddove sono rimasto a fissarne/ la fissità
inquieta/ d’un nulla. Invece in Mandel’stam A tu per tu, il
gelo io fisso:/ lui fissa il nulla ed io fisso dal nulla). In questo risalire
alle fonti più estreme e limpide del novecento, Gabbia giunge
alla soglia ultima di dove è giunta la poesia del secolo scorso: guardare le
cose, il mondo, dal nulla, ecco questo è il grado zero raggiunto dal novecento
come epoca e coscienza storica. Ma come ricostruire, riorganizzare un discorso
che è sprofondato dall’altra parte del reale, in ciò che non è? E qui la poesia
di Gabbia tenta una via – anche linguisticamente con l’uso
di parole ricercate e desuete o con la dislocazione inusuale delle parole
nel verso, che indica una volontà di reazione allo zero linguistico oltre che
ontologico raggiunto dalla nostra epoca- un sentiero che è quello della
costruzione di una identità a partire dal frammento che siamo, come tessere di
un puzzle che devono essere ricomposte, forse con la consapevolezza che ne
mancherà sempre qualcuna, la definitiva che fa tornare i conti. Ma una
precaria, provvisoria articolazione del dire, per Gabbia, sembra
possibile, proprio a partire da ciò che è diventato, forse per la sua
precedente eccessiva sovresposizione, un tabù: l’io. E Io è anche il
titolo dell’ultima sezione dove emerge anche l’aspetto più originale
dell’opera, ossia l’io non è solo un’identità, ma un luogo, un brano del nulla,
una radura in cui si incontrano i vari elementi del mondo, in cui si accolgono
le ombre, gli spettri che ci abitano (Io sarò voi-/ i morti, tutti,/
noi, voi/ dopo di me, quando/ solo, soffierò/ lo sguardo, da ciascuno/ di voi
tutti/ su ognuno/ di me.), in cui si apre una relazione con la radice
finita e mortale del nostro stare al mondo, che ci ricorda, nell’ascolto di un
attimo, in un tempo senza tempo, che, se siamo veramente qualcosa, siamo non
uno, un semplice io irrelato, ma anche un tu e quindi tutti (Il
battito della stanza/ coagulato, si fermava,/ ci assaliva, un tempo/ senza
tempo, un ascolto/ in ascesa. Il rumore/ era un cerchio lontano. Tutto/era
fermo, mentre tu, procedevi - / eri tutti). Da qui forse
ripartire, o meglio,restare?
Francesco Filia
Francesco Filia
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