Il volume, lo spettacolo SU IL CORRIERE DELLA SERA DEL 17 FEBBRAIO 2013
Il
sereno amore di Dino Buzzati
L a
scrittura. I significati nascosti dei suoi romanzi e racconti, da «Il deserto
dei Tartari» a «Sette piani». Il rapporto donna-città. E poi i misteri, le
angosce, i silenzi. La morte. Non c'è un aspetto de «L'opera multiforme di Dino
Buzzati» che Mauro Germani, scrittore, saggista e poeta, dimentichi di
analizzare in «L'attesa e l'ignoto» (L'arcolaio, pagg. 248, 15), il volume, di
cui è curatore, che ripropone alcuni saggi già pubblicati sul numero 7 della
rivista «Margo» (ormai esaurita), più altri scritti inediti redatti per
l'occasione da critici e autori contemporanei. Si parla di pittura e poesia, di
musica e teatro, del senso di infinito (con tanto di formule) ne «I sette
messaggeri» e di «Poema a fumetti» (che da domani fino al 28 va in scena al
Teatro Libero nell'interpretazione di Paolo Valerio). Ci sono, persino, due
testi del 1949 non inseriti nel libro «In quel preciso momento». E c'è,
soprattutto, il ritratto dell'uomo Buzzati che non soltanto l'analisi accurata
della sua opera disegna in maniera sempre più chiara, ma che anche alcuni
episodi quotidiani mettono a fuoco. Come il ricordo di Ottavio Rossani che nel 1970,
volendo intraprendere la carriera giornalistica, si presentò al «Corriere»
chiedendo, senza appuntamento e senza conoscerlo, di parlare con Buzzati. Lui
lo ricevette, ascoltò la sua storia e gli procurò un colloquio al «Corriere
d'Informazione» dove qualche mese dopo venne assunto. O come l'intervista di
Mauro Gaffuri alla moglie Almerina (sposata dallo scrittore sei anni prima di
morire), ricca di ricordi sul loro incontro e gli anni «sereni» del matrimonio
dopo il tormento che aveva generato «Un amore». «Io gli ho voluto veramente
bene», ricorda Almerina: «lui era il mio amore, ma io non glielo dicevo, oppure
glielo dicevo scherzando. Vista la sua esperienza precedente, non volevo che
l'amore diventasse una malattia anche tra noi due».
Lorenzo Viganò
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